Pubblico con piacere questa recensione del libro “Manuale di Psicologia in Farmacia – Vol.1: Linee guida e buone pratiche. Dalla teoria alla pratica applicativa”, della dottoressa Fiorella Palombo Ferretti. Ho avuto modo di conoscere  l’autrice nel 2016, solo due anni dopo la pubblicazione del manuale della farmacia dei servizi  edito dal Ministero della Salute e di cui sono coautore. 

Mi sono occupato della farmacia dei servizi sin dalla sua istituzione, anno  2009 e partecipato ai tavoli ministeriali, in cui si ribadiva l’esigenza per il farmacista di implementare le sue conoscenze con discipline socio-comunicazionali per meglio interpretate i bisogni del paziente che si rivolge al farmacista. Da questi dibattiti nacque  l’idea di introdurre il counseling in farmacia e devo  dire che con la dottoressa Palombo si aprì un dialogo e scambio di conoscenze che portò a definire e chiarie il ruolo del counseling in farmacia. Infatti questo ruolo viene interpretato come   il cemento che unisce due professioni che sono e vogliono essere sempre più  vicine ai bisogni della persona.

La lungimiranza dell’autrice  si concretizza in questo manuale perché ha saputo interpretate i cambiamenti che sta affrontando la farmacia e la necessità del cittadino di avere un referente ed un front office del SSN facilmente accessibile dove ricevere una risposta qualificata alla sua richiesta di aiuto.

Questa lungimiranza ha contribuito ad aprire un nuovo filone di psicologia sociale  che trova nella farmacia, per la sua capillare diffusione sul territorio, dai quartieri periferici delle grandi citta, fino ai paesini montani più isolati,  la sede naturale e di contatto con la sofferenza umana.

Mi piace ricordare come, la dottoressa Fiorella Palombo Ferretti,  abbia anticipato e “preso in carico” i cosiddetti servizi cognitivi che caratterizzano il nuovo ruolo del farmacista nell’esercizio delle varie e nuove  attività previste dalla farmacia dei servizi, e quindi  l’empowerment, l’ascolto attivo, il problem solving sono supporti necessari per partecipare ai piani di aderenza alla terapia, al monitoraggio sul corretto uso e utilizzo dei farmaci, al rischio clinico e alla presa in carico e gestione del paziente cronico.

Un altro aspetto, molto importante, che voglio sottolineare è la determinazione e consapevolezza dell’autrice che, in tempi non sospetti e contro  corrente, iniziò una collaborazione con le farmacie diventando,  se stessa, sinonimo di psicologo in farmacia che poi l’ha portata alla creazione dell’ANPIF (Associazione Nazionale Psicologi in Farmacia), indicando un nuovo percorso professionale dello psicologo e una partnership per il farmacista utile per l’affermazione della farmacia dei servizi.